«La carezza è tra i gesti più dolci e spontanei che un genitore possa fare verso un figlio. Qualunque genitore vive con terrore al pensiero che dopo la propria morte i propri cari non possano più riceverne». Con queste parole Fabrizio Ferrante, vice sindaco del Comune di Trani e promotore del progetto, ha dato ufficialmente il via al tavolo di co-progettazione del “Dopo di noi”, la fase di vita delle persone disabili successiva alla scomparsa dei genitori (caregivers), progetto partito in città un anno fa. «Il tavolo durerà 90 giorni», ha aggiunto Ferrante. «In questo tempo che ci siamo dati vogliamo lavorare con spirito cooperativo e generoso alla creazione di un progetto valido, che possa garantire assoluta serenità ai genitori, consapevoli di non poter vivere in eterno. Devono sapere di lasciare i propri figli con persone che possano essere definite familiari, diversi da quelli di origine, ma non sconosciuti. Abbiamo il dovere di dare alle persone con fragilità la dignità e la sicurezza di non sentirsi penalizzati dalla dipartita dei propri cari».

«Si tratta di un progetto sperimentale nel campo della disabilità», ha proseguito il vice sindaco, «non ci sono modelli precedenti e, anzi, Trani potrebbe diventare un esempio per l’intera regione. Gli obiettivi principali del “Dopo di noi” sono la verifica del fabbisogno territoriale e la programmazione di interventi, penso alle strutture, alle famiglie e al cohousing, e l’unico modo per farlo è avviare un processo di ascolto di tutte le realtà. Questo tavolo è solo un primo passo per mettere insieme idee e proposte e definire i progetti. È indispensabile la sinergia tra le istituzioni coinvolte, Comune e Asl».

All’incontro è intervenuto brevemente anche il primo cittadino Amedeo Bottaro, che si è detto orgoglioso del lavoro che si sta portando avanti e dell’obiettivo di assicurare un sostegno alle persone con disabilità anche dopo la dipartita dei propri cari. «Non sarà un lavoro semplice», ha detto il sindaco, «se riusciremo a realizzarlo faremo qualcosa di straordinario e diventeremmo apripista per esperienze analoghe in tutta la Puglia».

Anche il dirigente dell’ufficio di Piano, Alessandro Attolico, si è mostrato entusiasta all’idea di lavorare su un progetto così ambizioso. «L’unico modo per attuarlo», ha sottolineato, «è mettere insieme tutte le voci con buona volontà e disponibilità».

L’altro grande attore nella realizzazione di questo ambizioso è l’Asl Bt. All’incontro di ieri c’era anche la neo direttrice generale Tiziana Di Matteo. «Come mamma capisco e faccio mie le preoccupazioni dei tanti genitori coinvolti. Sono molto orgogliosa per il contributo che potrò fornire a questa iniziativa». Il mio interesse», ha concluso il direttore generale, «è massimo, lavoreremo in sinergia con istituzioni e associazioni per concretizzare questo progetto».

“La disabilità di un figlio appena nato sconvolge le famiglie come uno tsunami”, ha proseguito la dottoressa Brigida Figliolia, responsabile di neuropsichiatria della Asl Bt. “Bisogna ascoltare i bisogni e i sogni dei disabili, prendersi cura delle loro vite e lavorare su questo, non sui farmaci”. E conclude: “Sono storie concrete, di difficoltà, a cui bisogna dare ascolto e fornire spazi e persone a cui rivolgersi con assoluta sicurezza”.

Il tavolo di co-progettazione coinvolge 17 realtà operative in città, che abbracciano le diverse sfaccettature della disabilità: Work Aut, Fondazione Megamark, Croce Bianca, Prometeo, Salute e Misericordia, Isola Sociale, Oasi 2, Casa di Carta, A.GE., Con.Te.Sto, Associazione italiana Sindrome “x-Fragile”, Time…Aut, Oltre Sport, Il Pineto, Promozione Sociale e Solidarietà, Petit Pas, Uildm. L’obiettivo è quello di lavorare tutti insieme, mettere sul tavolo tutte le idee per scrivere un progetto solido, con l’unico scopo di dare un futuro sereno ai genitori che non vogliono lasciare soli i propri ragazzi.