«Il Ministro della Giustizia è a conoscenza delle gravi criticità delle carceri di Trani? E quali iniziative intende intraprendere per evitare il protrarsi di tale incresciosa situazione?». A chiederlo formalmente in una interrogazione, insieme con altri colleghi, è la senatrice Angela Anna Bruna Piarulli, del Movimento cinque stelle.

La parlamentare lo scorso 7 ottobre, dopo l’evasione di due detenuti e la morte di un altro affetto da problemi psichiatrici, insieme con la collega Cinzia Leone, si era recata al carcere maschile di Trani per un sopralluogo. A seguito della visita, e delle informazioni assunte dalla direzione dell’istituto penale, è emerso uno scenario fatto di non poche criticità. Per prima cosa, nel reparto di Polizia penitenziaria degli istituti penali di Trani, a fronte di una dotazione organica prevista di 211 unità, ve ne sono 206, «ma di questi 206 poliziotti circa 50 sono assenti, o non impiegabili a vario titolo – fa sapere la senatrice Piarulli -, e la situazione è resa ancora più problematica dall’apertura del nuovo plesso da 200 posti letto, avvenuta ad ottobre 2020. Eppure è tuttora attivo uno spaccio bar presso cui è impiegato personale di Polizia penitenziaria, nonostante ci siano distributori automatici di bevande e snack, distogliendo così gli agenti dai servizi propri della Polizia penitenziaria».

Un altro grave problema è nell’organico dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica: «La situazione risulta drammatica – spiega Piarulli -, in quanto al momento l’unica presenza garantita è quella della capo area trattamentale con il supporto, per due giorni la settimana, di un funzionario giuridico-pedagogico. Altri due funzionari del settore sono assenti e tale situazione comporta, quindi, un grave pregiudizio al trattamento rieducativo dei condannati, in chiaro contrasto con i principi costituzionali».

Quanto all’edilizia carceraria, l’attivazione del nuovo padiglione pare non abbia risolto per nulla i problemi: «Contestualmente a quell’apertura – ricorda Piarulli – il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aveva disposto la chiusura completa della sezione “blu”, inagibile poiché necessita di lavori di ristrutturazione per l’eliminazione dei bagni a vista e delle zone doccia separate dalle camere di pernottamento. Ebbene, dal sopralluogo effettuato e dalla relazione fornita dalla direzione, emerge che una parte di tale sezione, nonostante l’ordine completo di chiusura, sia stata invece riaperta: di fatto, dunque, non solo alcuni detenuti sono ristretti in ambienti non idonei, ma vengono impiegate ulteriori unità di Polizia penitenziaria per la vigilanza di tale reparto. All’atto dell’ispezione parte di quella sezione era ancora aperta, nell’attesa di un provvedimento di trasferimento dei soggetti ivi allocati».

Non da ultimo, «molti dei ristretti hanno gravi patologie psichiatriche – denuncia Piarulli – e non possono avere a Trani adeguata assistenza a causa della mancanza di un’articolazione dell’Asl Bt per la salute mentale, nonché per l’insufficienza numerica sul territorio delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, anche cogliendo gli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio per l’implementazione delle Rems».

Da non dimenticare infine il sovraffollamento della casa di reclusione femminile, che attualmente conta 40 detenute a fronte di una capienza tollerabile di 30. «Tale situazione – fa sapere Piarulli – è dovuta al fatto che, poiché la sezione femminile presso la casa circondariale di Bari è chiusa da anni per motivi di ristrutturazione, il carcere di Trani è costretto a farsi carico dell’intero distretto della Corte d’appello di Bari».