Se c’è un profumo che non mi tolgo più dalla testa era l’odore forte di crema pasticcera che emanava dall’esercizio della pasticceria Ancona quando negli anni 80 si trovava sotto i portici di corso Italia. Forse il minor spazio a disposizione comprimeva e indirizzava ancor di più quei profumi, ma fatto sta che quella costituiva un’ essenza graditissima.

Ricordo questo locale piccolo, angusto e affollatissimo, specie di domenica quando con mio padre o mio nonno andavamo a comprare le classiche paste del di’ di festa (forse Leopardi ci avrebbe scritto una poesia con questo titolo – il poeta marchigiano era golosissimo tra l’altro è credo proprio che lo avrebbe fatto).

Ricordo questa grande insegna con scritta bianca e sfondo marrone che campeggiava all’ingresso e poi la fila di gente che ovviamente occupava in parte la porzione del portico. E poi lo spettacolo delle guantiere bianche e di cartone duro, che oggi non si usano più, piene di bignè, sospiri, diplomatici, zeppole e tanti altri dolci della tradizione, come le cartellate a Natale o i dolci alle mandorle. Un trionfo di colori e profumi, allegria e spensieratezza.

Una pasticceria da sempre a conduzione familiare con il patriarca Pasquale che oggi ha passato il testimone al figlio Luigi che nella nuova sede di via Dalmazia continua con passione e simpatia (ormai storiche le sue torte che girano sui social) la tradizione pasticcera avviata dal padre, con la collaborazione di sua sorella Francesca e di sua madre, già “protagonista” al banco di corso Italia.