Trovo ipocrita tirare le orecchie a Ferrante per aver dato dei “cafoni”, usando un termine adatto, a chi viene a brutalizzare Trani tra schiamazzi, poco rispetto delle regole e varie amenità. Il sindaco ha detto che chi ricopre ruoli istituzionali non può usare un certo linguaggio istintivo e informale e abbassarsi a commentare i fatti. Secondo me Ferrante ha detto invece quello che pensiamo tutti, pane al pane, vino al vino: chi viene a Trani per fare il cafone (leggi sopra) è meglio che stia a casa sua. Una volta tanto che un rappresentante delle istituzioni ha mostrato una parvenza di reazione, seppur senza filtri, verso lo sconcio che molti forestieri compiono a Trani (ed in verità lo fanno anche molti tranesi) il sindaco va a tirare le orecchie. Ma dico che questo atteggiamento è ipocrita perché lo stesso sindaco non si è mai sognato di richiamare pubblicamente suoi assessori che reagiscono alle critiche in modo scomposto, o insultando, quindi commentando in modo poco urbano, o facendo insultare i nemici, rei di averli criticati, dagli amichetti loro, gente che in un modo o nell’altro deve riconoscenza e nel pacchetto rientra l’insulto al “nemico”. Che dire di assessori che passano le giornate sui social a dare dell’idiota a questo o a quell’altro ed a commentare ogni inezia invece di lavorare in silenzio, come il sindaco sembra volere che avvenga? A me sembra che solo Lignola e Martello operino in tal senso.

Ben venga uno sfogo sincero e rappresentativo del pensiero di molti, piuttosto che il livore, gli insulti, compresi quelli degli amici chiamati a raccolta, gli annunci di finanziamenti senza fondamenti certi, i commenti sui programmi televisivi, insomma tutto ed il contrario di tutto. Dice: “Ma Ferrante è il vice sindaco ed è più rappresentativo”. Peggio ancora. Che forse il più rappresentativo deve attenersi al bon ton e gli altri, sempre persone di fiducia nominate dal sindaco, quindi da noi ritenute di pari grado al Ferrante, possono andare a briglia sciolta, sbroccare, attaccare, commentare, scrivere lettere o fare telefonate di discredito contro nemici assortiti, a cominciare dal giornalista scomodo?

La parola “cafone” no (pagliuzza), gli isterismi a vario titolo, deleteri dell’immagine dell’amministrazione, sì (trave). Quando un povero assessore che non querelo per pietà, ha dato del “coglione” al sottoscritto, davanti ad un ‘intera assemblea di maggioranza (ho i testimoni) il sindaco non si è sognato di tirargli le orecchie o di prendere le distanze o far chiedere scusa, almeno.

L’opinione pubblica, per quel che conta ancora e per quella parte che ancora ragiona con un minimo di cervello, resta sempre più spiazzata e perplessa davanti a tali contraddizioni o ipocrisie.