C’è chi può permettersi il bosco verticale (Milano, by archistar Boeri) c’è chi deve accontentarsi del “boschetto filosofico” o da meditazione, grazie alla rovina di una ex piazza. Che la si sia considerata una piazza mercatale, fulcro e centro di vita, con puzza di pesce e umanità annessa (anni 70 / 80) o che la si sia considerata una piazza di riferimento culturale (quando la si sgomberò dall’orrenda pensilina, ma anche dall’amato mercato) con il posizionamento delle Tavole degli Ordinameta Maris riprodotte dall’eccelso maestro Antonio Lomuscio, in entrambi i casi la piazza è ora ridotta ad un ex Luogo tranese.
Né mercato, né Tavole, né cultura, né ritrovo. Ora solo anonimato e bosco filosofico, da meditazione, in quanto le erbacce con fiori (non di loto, purtroppo) avvolgono lembi di piazza ma soprattutto, come attesta la foto in apertura, una panchina.
Su di essa possono idealmente sedersi i tranesi nostalgici, ed almeno, addolciti dal profumo della natura selvatica, possono meditare, appunto, su come la rovina di Trani e di svariati suoi luoghi proceda ad un ritmo lento ma costante. Le Tavole, poste dall’amministrazione Tarantini, furono poi tolte dall’amministrazione Riserbato, ma non fu mai pensata una degna ricollocazione, il vulnus è lì. Perché può pure starci la rimozione perché i nobili virgulti delle giovani generazioni tranesi giocavano “a cannone” col pallone contro le Tavole. Ma non è possibile che siano state “scaricate”, come in un deposito, nella scuola Petronelli, fra erba (arieccola) e giovani alberi piantati ( by Santoro – bravo- con tanto di foto e corpo del reato alle spalle- le Tavole appunto-.)
Il pensatore tranese, ripiegato su se stesso ma accompagnato da erbacce e margherite, potrà riflettere in questo nuovo bosco filosofico, creatosi “aggratis”, senza nemmeno bisogno di video col drone in erezione, annunci e simil interviste davanti alla stampa sempre ben posizionata in un nuovo luogo ideale: il Palapecorino.