Primo maggio, festa di chi portava e porta la pagnotta a casa col sudore della propria fronte, cercando di far valere i propri diritti di dignità e decoro. Come non ricordare quindi i lavoratori di Trani alle prese, anni fa con la bauxite (sesquiossido di alluminio), conosciuta nella nostra città come Tm “Terra Rossa”. Un procedimento chimico/industriale (Bayer) all’inizio del ‘900 ha permesso di estrarre l’alluminio dalla bauxite. Questa è presente in abbondanza sulle due rive dell’Adriatico. Vicino a noi nelle cave di Spinazzola. Sin dai primi anni 30 fino agli anni 80 la “terra rossa” veniva estratta dai ‘cavoni’ murgiani, caricata e portata a Trani prima con carri a traino animale e poi con camion, per l’imbarco su navi dirette a Venezia (Marghera) per la successiva trasformazione in alluminio. Veniva depositata a cielo aperto al Molo S. Lucia, che si è colorato nel tempo di un rosso scuro.

Fino agli anni ’70, al molo ovest del Porto (S. Lucia) lavoratori con mazze rompevano i massi più grossi e con le pale riempivano le mastelle (ceste di vimini) per 40/50 Kg. Le mastelle venivano caricate sulle spalle dei lavoranti coperti solo da un mezzo sacco di tela a mò di saio francescano. Lunghe processioni di questi “fraticelli” salivano lungo il piano inclinato delle navi e gettavano il contenuto delle mastelle nelle stive delle navi. Con ogni tempo, il lavoro proseguiva fino al riempimento delle stive. Finalmente, all’inizio degli anni ’80 una certa meccanizzazione prevedeva una tramoggia elettrica che rompeva i massi più grossi e li convogliava sul piano inclinato fino alle stive delle navi. Non più lunghe file di uomini curvi sotto il peso, ma bastavano pochi “tecnici”. A proposito nella foto che apre questo articolo potete vedere Antonio Abbatangelo che presta la sua attenzione al piano caricatore elettrico.

Ringrazio Ruggero Piazzolla, che anche in questa puntata ci gentilmente concesso le foto e le informazioni tratte dal suo libro “Passeggiando per Trani, anni 60-80”.