In questi mesi di pandemia si è materializzata sotto i nostri occhi di cittadini ed osservatori una categoria di giovani di cui oggi voglio parlarvi: i volontari delle varie associazioni impegnate da mesi nell’assistenza domiciliare ed agli anziani e non solo: prima ai famosi (o famigerati) varchi chiusi e/o controllati della città, poi nel sostegno all’organizzazione per i vaccini, presso il Palazzetto. Mesi e mesi d’impegno, presenza costante, sacrificio e soprattutto, rischio, con il pericolo del virus in spietata circolazione. Tutto nel silenzio. Mi sembra giunto il momento, come già fatto nelle mie Pagelle per Niki Battaglia e prima ancora per Patrizia Albrizio ed il suo staff, di dare i giusti meriti a chi è “lì nel mezzo”, parafrasando Ligabue e la sua “Vita da mediano”. Sto parlando di Giovani, notate la maiuscola, che si sono materialiazziati agli occhi dei cittadini e di chi ha materialmente usufruito del loro servizio (basti pensare ai tanti anziani accompagnati “sottobraccio” a farsi il vaccino, ma che sembrano invisibili agli occhi delle Istituzioni. Se queste ultime, da una parte, non hanno perso occasione per prendersi meriti e sottolineare il numero dei vaccinati e farsi video e selfie a go go, dall’altra parte ho osservato queste svariate decine di ragazzi operare senza ricevere dall’Amministrazione pavoneggiante nemmeno una bottiglietta d’acqua o un panino, ma soprattutto, quel che mi sembra più grave e lacunoso nel bon ton istituzionale, un pubblico ringraziamento, un’occasione per gratificarli, un manifesto che li ringraziasse, a nome loro ed a nome nostro. Meno selfie, più attenzione per chi lavora nell’ombra. Soprattutto a fronte di ragazzi che si distinguono da altri loro coetanei, magari impegnati nel tiro col piscio nel Centro Storico o negli ormai tristemente famosi atti vandalici. A questi ultimi vanno i titoli di giornali a caccia (disperata a loro volta) di clik, a quelli, che danno il buon esempio e s’impegnano, manco mezza riga. È giunto il momento di recuperare al loro cospetto.