«Assumere ogni iniziativa utile per evitare una possibile lesione del principio costituzionalmente garantito del libero accesso al mondo del lavoro in condizioni di eguaglianza e, ove opportuno, intervenendo anche dal punto di vista normativo». Lo chiede al Ministro per la pubblica amministrazione la senatrice Angela Anna Bruna Piarulli, del Movimento cinque stelle, quale prima firmataria di una interrogazione che fa riferimento al decreto legge dello scorso 1mo aprile. Quel provvedimento guarda anche ai concorsi pubblici e prevede una serie di disposizioni volte alla semplificazione delle relative procedure in ragione dell’emergenza epidemiologica.

Ebbene, al fine di “ridurre i tempi di reclutamento del personale”, il decreto prevede “una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali. I titoli e l’eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale”.

«Tuttavia – osserva Piarulli – la legge numero 56 del 19 giugno 2019 reca una serie di misure volte ad accelerare le assunzioni mirate e il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione prevedendo, tra l’altro, che la valutazione dei titoli sia svolta dopo lo svolgimento delle prove orali e solo nei casi di assunzione per determinati profili mediante concorso per titoli ed esami e, inoltre, che il totale dei punteggi per titoli non possa essere superiore ad un terzo del punteggio complessivo attribuibile».

In ragione di ciò, le modalità di selezione dei candidati previste nel decreto legge del 1mo aprile «appaiono preclusive ovvero fortemente limitative, e forse anche distoniche persino rispetto allo spirito dell’articolo 51 della Costituzione in merito alla possibilità di accesso agli uffici pubblici in condizioni di eguaglianza. In ogni caso – sottolinea con forza la parlamentare -, l’azione amministrativa in tema di assunzioni dovrebbe essere orientata a selezionare i candidati più capaci e meritevoli. Le valutazioni preliminari per titoli ed esperienza professionale maturata al contrario rischiano di precludere l’accesso in condizioni di eguaglianza agli uffici pubblici a discapito delle generazioni più giovani».