Il loro contratto è prossimo alla scadenza e dal primo febbraio potrebbe non essere rinnovato. Sono operatori socio sanitari, infermieri e medici della Provincia Bat chiamati in causa, in particolare, per affrontare l’emergenza coronavirus dopo aver partecipato a diversi avvisi pubblici delle ASL nel 2020 per fronteggiare la pandemia. 170 figure professionali, di cui 30 hanno lavorato all’interno del reparto malattie infettive dell’Ospedale “Vittorio Emanuele” di Bisceglie, già da giorni impegnate in diverse forme di protesta e che questa mattina si sono dati appuntamento davanti al nosocomio biscegliese per un sit in silenzioso. “Non mi fermo ma protesto”, lo slogan scelto per la manifestazione.

La vicenda è piuttosto complessa e riguarda in particolare gli operatori socio sanitari: alla scadenza di questo contratto a tempo, non ci sarà rinnovo perché al loro posto saranno chiamati altri operatori socio sanitari che però risultano idonei all’interno della graduatoria del concorso pubblico bandito dalla ASL di Foggia e concluso nello scorso autunno. Anche coloro i quali saranno chiamati al lavoro dalla graduatoria del concorso della ASL di Foggia avranno contratti a tempo determinato. Per questo i sindacati hanno più volte ribadito che è fuori luogo creare precariato su precariato e cioè sostituire contratti a termine con altrettanti contratti a termine seppur attingendo da graduatorie differenti. Si rischia di disperdere esperienze e pratiche acquisite, hanno spiegato anche questa mattina i lavoratori presenti al sit-in di protesta a Bisceglie. «Traditi» dopo aver messo a rischio la propria salute per rispondere presente nel momento dell’emergenza.

In queste ore è in corso un tavolo tecnico tra il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, l’Assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco, e i direttori delle Asl pugliesi essendo un problema generalizzato su tutto il territorio regionale. In ballo il futuro di questi e diversi altri operatori che hanno risposto all’avviso pubblico e che dal 1 febbraio non avranno più un contratto. Tre gli scenari all’orizzonte in realtà: una proroga di uno o due mesi dei contratti di lavoro; una proroga per consentire la formazione ed il successivo inserimento degli idonei assunti dalla graduatoria del concorso pubblico; un proroga che consentirebbe a circa una sessantina di OSS di maturare entro il 31 dicembre 2021 i 36 mesi necessari per una eventuale stabilizzazione.

Una situazione complessa, dunque, i cui esiti quasi certamente non accontenteranno la maggior parte del personale prossimo alla scadenza. «La seconda opzione che prevede la formazione degli idonei del concorso – fanno sapere dal sit in – sarebbe una beffa clamorosa».