È la Povertà, con tutti i mezzi e gli strumenti per contrastarla e farne a sua volta emblema di umiltà ed impegno sociale, il tema scelto per il primo dei tre anni di progetto, iter, cammino, da parte del Consiglio pastorale diocesano. In tale direzione ed a tale tematica hanno deciso di uniformare il presepe di quest’anno i padri Rogazionisti e la comunità della parrocchia della Madonna di Fatima di Trani.
Quale occasione migliore, se non quella di rifarsi proprio al paradigma di valori e strumenti legati al fondatore dei padri Rogazionisti, ossia Sant’Annibale Maria Di Francia. Il Santo siciliano, originario di Messina, indirizzò fin dall’inizio la sua azione vocazionale e missionaria, proprio a favore dei poveri del quartiere, popolare e malfamato della sua città, chiamato Avignone.
I pannelli, l’iconografia e la rappresentazione generale del presepe di quest’anno, posto ai piedi dell’altare maggiore, raffigurano la Natività con ai lati le immagini salienti dell’Opera di Sant’Annibale: dal sostegno e analfabetizzazione dell’infanzia abbandonata, al supporto per l’avvio alle professioni per i giovani e ad una carità quindi “attiva”, non fine a se stessa, non solo assistenziale, verso poveri e disoccupati.
Le opere di Sant’Annibale, tra Figlie del Divino Zelo e padri Rogazionisti, ancora oggi sono più attive che mai.
A destra della rappresentazione presepistica, possiamo trovare quest’anno una riflessione meditata, una preghiera “discorsiva”, potremmo definirla, riprodotta nella sua integrità, su di un ulteriore pannello: sono le parole meditate da Papa Francesco su San Giuseppe, emblema della paternità terrena di Gesù e, di riflesso, sostegno affettuoso, paterno appunto, per tutta l’umanità. Al padre “terreno” di Gesù, San Giuseppe, il Papa ha deciso di dedicare questo nuovo anno che ci aspetta.
Uniformarsi alla tematica scelta dal Consiglio pastorale diocesano, la Povertà, per la realizzazione del presepe per questo Natale 2020 sottende la volontà di offrire ai fedeli, tramite l’esempio dei “padri” per eccellenza, Annibale e Giuseppe, un “piano” ideologico stabile, un obiettivo per tutta la comunità. Ossia partire dal riconoscimento della Povertà intesa come viatico di mortificazione e vicinanza a Cristo, tramite l’amore per il Prossimo, in particolare tra i più svantaggiati. Subito dopo però, “lottare”, come fece Sant’Annibale per contrastare quelle “povertà”, materiali ma anche spirituali (l’ignoranza, la mancanza di conoscenza e competenze, il pregiudizio, l’analfabetismo, l’incapacità di trovare un lavoro) che affliggevano un tempo e tuttora “feriscono” l’umanità.