Entrare in un forno antico era, ed è, un’esperienza indimenticabile. Posti il più delle volte in un piano interrato, al di là dell’ingresso in un sottano, davano l’impressione di rappresentare quelle misteriose e affascinanti caverne incantate, antri accessibili solo nei sogni.

Ricordo che appena si era nei paraggi di uno di questi forni, già nell’aria circostante si spendeva l’odore buono della legna bruciata. Poi, man mano che ci si avvicinava e si entrava nell'”antro”, il calore e quell’odore, raddoppiati, replicati e triplicati, man mano che si scendeva, ti avvolgevano il corpo, il viso ed i sensi. L’odore del cibo al forno, portato di prima mattina dai clienti, tra tegami d’acciaio e forse qualche volta di terracotta, ti assaltava letteralmente, penetrando in profondità e rimanendo scolpito nella memoria per ore, per giorni, per anni.

Ricordo, alla consegna delle prelibatezze, al ritiro con mio padre o mio nonno, da Cecchino, detto Franghino, in via Sasso (vedi le foto in bianco e nero ed a colori qui pubblicate, gentilmente concesse da Riccardo di Palma, componente del gruppo FB che con me collabora in questa rubrica ” Trani nelle cartoline e nelle foto d’epoca) questa schiera infinita di tegami (tielle, dal latino “tegella”, diminutivo di “tegula”), coi cognomi dei clienti ed il foglietto spesso già intriso di olio.

Che festa, quei giorni di vera festa. Vivevo quasi un accenno di apparente “panico”, quando temevo che in quella marea di tielle, la nostra avrebbe potuto perdersi. Infatti c’erano quei secondi infiniti in cui il fornaio, al nostro arrivo, cercava affannosamente quella tiella, la nostra tiella di pasta al forno (classico dei classici) o patate al forno o lasagne o peperoni o, altro classico d’eccellenza, i pomodori al forno, specie d’estate o l’adottata (da Bari) patate riso e cozze. Un cibo e degli alimenti naturali, genuini, che combaciavano con un’esistenza uguale a quei forni, semplice, verace ma saporita, davvero saporita, senza additivi o aromi.

Ricordo un altro forno accanto alla chiesa dei Santi Medici, sempre con la ripida scala che poi conduceva nella caverna dei gourmet tranesi ante litteram, gli intenditori di un cucina popolare e di qualità eccelsa.

Nell’ultima foto pubblicata in basso, gentilmente procurata da Mariarosaria Lovecchio sempre del gruppo FB già citato, siamo esattamente nel 1969 e vi mostriamo il forno ubicato nella chiesa di San Martino, che credo fosse rimasta contestualmente in uno stato di abbandono, per cui di qui l’idea d’impiantare, appunto, uno dei tanti forni presenti in città.

Oggi l’unico forno ancora in attività è proprio quello già citato, in via Sasso. Ultimo simbolo di una tradizione amatissima dai tranesi.