«Oggi diamo una buona notizia, è stata finalmente chiusa la sezione blu del carcere di Trani»: il presidente del Consiglio regionale della Puglia Mario Loizzo ha insistito sul “finalmente”, nel commentare con l’assessore regionale alla sanità Luigi Lopalco e il garante pugliese delle persone sottoposte a limitazione della libertà, Pietro Rossi, la notizia della soppressione dell’ala “blu” (dalla tinta di pareti e inferriate), di ex massima sicurezza nella casa circondariale tranese.

«È stata rimossa una condizione di reclusione che creava condizioni di vita insopportabili», ha aggiunto il presidente Loizzo. Il “finalmente” riguarda i detenuti, trasferiti in altri ambienti carcerari, ma allo stesso tempo si estende al personale di polizia penitenziaria, che lavorava in condizioni ugualmente inaccettabili e coinvolge l’intera collettività, che ha cancellato una vergogna, indegna di una società civile. «Si torna alla normalità, pur nella consapevolezza del sovraffollamento che affligge gli istituti di pena nella nostra regione e in Italia», è stato il commento di Loizzo, che ha messo in risalto i progressi compiuti in materia di sanità carceraria negli ultimi anni. Grazie al lavoro della Giunta regionale, dell’Assessorato, del Dipartimento e del garante, ha fatto passi avanti la doverosa tutela della salute dei reclusi, che mostrava pesanti condizioni di criticità.

Per Trani, i motivi di soddisfazione superano “le sbarre” di quel carcere e si estendono alla Puglia e all’Italia, ha fatto presente Pietro Rossi. «Alcatraz sta tristemente agli Stati Uniti, come la sezione blu all’Italia»: degrado generale, celle molto piccole, bagni a vista, assoluta precarietà igienica e sanitaria, nessun rispetto per la dignità umana, «un inferno per chi vi era recluso e chi vi lavorava», come hanno ripetutamente denunciato i sindacati del personale carcerario. Per l’assessore Lopalco affrontare il tema è simbolicamente la “presa in carico” di un segmento della propria attività. La salute in carcere non è un problema nuovo per un epidemiologo: “la prevenzione della diffusione di malattie infettive nei luoghi di reclusione (tubercolosi, Hiv, epatiti virali), è una garanzia non soltanto per il cittadino privato della libertà ma per l’intera collettività”. Si sa bene quanto le aggregazioni ristrette possano diventare “collettori di disagio epidemiologico”, pertanto prevenire e curare la popolazione carceraria diventa un servizio alla sanità pubblica nel suo complesso.

Lopalco ha sottolineato la tenuta del sistema carcerario-sanitario pugliese di fronte alla drammatica pandemia da Covid-19. Sono state prese misure efficaci per una delle comunità più a rischio, conoscendo i problemi di distanziamento in spazi necessariamente ristretti. Esemplare per tutti gli intervenuti l’attivazione presso l’ospedale barese San Paolo di un reparto di medicina protetta, con posti riservati a pazienti provenienti da istituti di pena. “Un modello esportabile in tutto il Paese”, un intervento di “bonifica, di pulizia organizzativa”. La salute carceraria resta una delle priorità in Puglia: “si apre un dialogo, è solo l’inizio”, ha confermato l’assessore Lopalco. Da remoto, hanno partecipato al webinar il provveditore alle carceri per la Puglia e la Basilicata Giuseppe Martone, il direttore della casa circondariale di Trani Giuseppe Altomare e il direttore generale dell’asl Bat Alessandro Delle Donne.