È passato un anno dalla scomparsa di Giovanni Panessa, funzionario capo ufficio, nel settore Contratti e appalti del Comune di Trani, ma lo ricordo come fosse ieri. Quando mi recavo a Palazzo di Città, durante un saluto che non mancavo di rivolgergli, lo trovavo ogni giorno sempre presente, sempre gentile e abituato a parlare con sobrietà ed a bassa voce, senza mai alterare quel tono pacato e attento a smorzarsi, per un pronto e disponibile ascolto dell’interlocutore. Giovanni Panessa ha rappresentato una risorsa preziosa per il nostro Palazzo di Città, troppo spesso invaso da veleni e toni sopra le righe, negli ultimi anni. Ricordo che quando gli raccontavo di persona qualche retroscena della politica, di quelli che sono solito scrivere, con risvolti non proprio lusinghieri per i nostri rappresentanti istituzionali, Giovanni abbassava lo sguardo per lunghi secondi, restando in silenzio. Era forse un suo modo per dimostrare lo sdegno e la mortificazione per il basso livello che spesso si tocca nell’alveo istituzionale.

Ma mai un giudizio negativo su qualcuno veniva da lui, mai una volta che l’abbia sentire parlare male di un collega, di un politico. Un vero galantuomo che dimostrava la sua sofferenza unicamente con quel silenzio e quello sguardo basso, senza aggiungere altro, lui, che era egli stesso un uomo delle Istituzioni e che tanto teneva al decoro e alla dignità di queste ultime. Mi salutava sempre con un largo e sincero sorriso ed una mano alzata in segno di amicizia ( un privilegio per il sottoscritto ) da parte di un uomo che conosceva il suo lavoro e le mille pieghe e difficoltà nascoste nei meandri della burocrazia. So che ora, alla fine di questo articolo, mi starà salutando con quella mano alzata e ferma, pronto a riascoltare le prossime notizie da Palazzo di Città, quella che fu la sua seconda casa.