«La strage di Piazzale Loreto fu un eccidio nazifascista avvenuto in Italia, il 10 agosto 1944 in Piazzale Loreto a Milano, durante la seconda guerra mondiale. Quindici partigiani furono fucilati da militi del gruppo Oberdan della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti della RSI, per ordine del comando di sicurezza nazista». Il ricordo è di (H)astarci e dell’Unione degli Studenti (UDS) di Trani che hanno voluto ripercorrere quanto accaduto in quella terribile giornata di 76 anni fa.

«Dopo la fucilazione, a scopo intimidatorio, i cadaveri scomposti furono lasciati esposti sotto il sole della calda giornata estiva, coperti di mosche, fino alle ore 20 circa. Un cartello qualificava i partigiani fucilati come “assassini” – ricordano – I corpi, sorvegliati dai militi della Muti che impedirono anche ai parenti di rendere omaggio ai defunti, furono pubblicamente vilipesi e oltraggiati in tutti i modi dai fascisti e dalle ausiliarie della RSI; inoltre, per intimidire la popolazione e togliere ogni appoggio alla Resistenza, i militi fascisti obbligarono, armi alla mano, i cittadini in transito, a piedi, in bicicletta o sui tram, ad assistere allo spettacolo».

«Tra i martiri di Piazzale Loreto, il tranese Andrea Esposito (Trani 26 ottobre 189); militante comunista e partigiano della 113ma Brigata Garibaldi, fu arrestato il 31 luglio 1944 nella sua abitazione. Con lui i militi dell’Ufficio politico investigativo della GNR catturarono anche il figlio Eugenio, un vigile del fuoco della classe 1925, che non aveva risposto alla chiamata alle armi della RSI. Il ragazzo, quando già il padre era stato trucidato in piazzale Loreto dai fascisti della Muti al servizio dei tedeschi, fu portato da Milano a Bolzano e da qui a FlossenbŒrg. Da questo lager fu poi trasferito a Dachau e liberato dagli Alleati il 29 aprile 1945».

«Per ricordare questo tragico evento, l’illustratore Massimiliano di Lauro ha voluto omaggiare il partigiano Andrea Esposito, nostro concittadino, attraverso la figura di un colosso al centro dell’illustrazione che distrugge il fascio littorio; un’opera che vuole ricordare il vile episodio, ma vuole anche esorcizzare ogni possibile rigurgito fascista».