«Il flashmob “La giustizia sospesa” ha coinvolto, in una protesta spontanea e priva di bandiere, avvocati di tutta Italia che chiedono di far ripartire anche la giustizia sia civile che penale. Ad oggi, infatti, rimane limitato l’accesso alle cancellerie, le udienze vengono tenute da remoto o in forma scritta (salvo casi urgenti), con gravi limitazioni all’esercizio del diritto di difesa, e con rinvii anche all’anno prossimo. Chiedo ai parlamentari e ai ministri pugliesi del Partito Democratico di intervenire presso il Governo e il ministro della Giustizia perché, come chiedono gli avvocati, si programmi un sistema uniforme ed efficiente di gestione dell’attività giudiziaria. Ma è necessario anche prevedere delle misure di sostegno per gli avvocati che in questo periodo sono rimasti fermi con le loro attività e mettere mano, finalmente, alle questioni dell’edilizia giudiziaria e della digitalizzazione dei tribunali per accelerare le procedure». La richiesta è del consigliere regionale pugliese del Pd, Ruggiero Mennea, che ha raccolto la protesta degli avvocati pugliesi.

«E’ necessario – prosegue Mennea – una ripresa immediata dell’attività delle cancellerie, utilizzando anche modalità da remoto, per lo smaltimento dell’arretrato. Per le attività di udienza si può ricorrere a un mix di misure (udienze in presenza su appuntamento, con accesso contingentato alle aule; udienze da remoto e trattazione scritta di tutte le udienze che non richiedono la presenza delle parti) e occorre, soprattutto, recuperare il tempo della sospensione straordinaria, anche con udienze pomeridiane. Per l’accesso agli uffici Unep (ufficiali giudiziari) occorre predisporre il pagamento dei relativi diritti e spese con modalità telematiche, in modo da eliminare le code davanti agli edifici. Ma sono necessarie anche misure di prospettiva per efficientare la macchina della giustizia e rendere più gestibile il lavoro degli avvocati, nell’interesse dei cittadini. Se non si adottano misure immediate in tal senso, il rischio – conclude – è che la giustizia in Italia, già paralizzata dalla cronica carenza di personale, rimanga definitivamente al palo».