La Asl Bt ha chiesto ai 322 dipendenti in smart working di rispondere a un questionario per analizzare il punto di vista del dipendente rispetto a questa modalità di lavoro e rispetto all’uso dei social come strumento di sostegno alla comunicazione interna.

Il sondaggio è stato lanciato il 5 maggio ed è stato lasciato attivo fino al 15 maggio: a essere coinvolti direttamente e in forma anonima sono stati i 322 dipendenti della Asl Bt che da marzo in poi hanno sperimentato forme anche ibride di smart working.

Lo smart working ha riguardato per lo più donne (62 per cento), l’età media è di 47 anni, si tratta per lo più di dipendenti non dirigenti (79,1 per cento) e di laureati (72,4 per cento). Lo smart working piace e consente di realizzare da casa la maggior parte della propria attività (78,1 per cento). Il “sentiment” si rileva positivo con minime incertezze sulle possibilità organizzative: gli aspetti da prendere in considerazione sono in genere collegati con il miglioramento della qualità della vita.

I dipendenti dichiarano di avere più tempo a disposizione e di concentrarsi meglio. Gli aspetti negativi invece sono legati agli strumenti e alle difficoltà organizzative: a mancare è l’interazione con i colleghi e con gli utenti. Le necessità dichiarate fanno riferimento all’accesso a tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio lavoro e alla urgenza di condividere nuove regole per l’organizzazione del lavoro. Dal punto di vista strumentale i dipendenti chiedono applicativi per condividere il lavoro con altri colleghi.

L’indagine ha analizzato anche il ruolo dei social e delle community: i dipendenti ritengono che i social siano molto utili per lo scambio di informazioni tra i colleghi, permettono un maggiore confronto, migliorano l’efficienza nella gestione delle task e migliorano il clima azienda.

La Asl Bt ha avviato lo Smart Working da marzo 2020: i sistemi informatici utilizzati consentono di realizzare da casa tutte le procedure amministrative.