In base al programma stabilito dal Governo, la loro fase 2 non comincerà prima del mese di giugno, anche se qualche primo tavolo di concertazione con la Regione è già cominciato. Ma i tavoli dei locali, intanto, restano accatastati in un angolo, come da due mesi a questa parte, in attesa di della fine di un lockdown che, per la loro categoria, potrebbe essere ancora lontana. Parliamo dei titolari delle attività di ristorazione (come ristoranti e pizzerie) che, questa mattina, si sono dati appuntamento in piazza Quercia, a Trani, opportunamente distanti (per ragioni di sicurezza) ma uniti nel chiedere di far ripartire un settore che è tra i più penalizzati dalla crisi economica legata all’emergenza Coronavirus.

E a pagare un conto salatissimo per l’emergenza non solo solamente i titolari delle attività ma anche centinaia di dipendenti, con le loro famiglie.

A differenza di altre attività, per pizzerie e ristoranti la fase 2 ha dato il via ad una ripartenza con il freno a mano tirato, consentendo esclusivamente servizio da asporto e consegna a domicilio. Una magra consolazione e certamente non una soluzione.

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TUTTE LE PROPOSTE DEI RISTORATORI TRANESI:
– Cancellazione di tutte le tasse e tributi comunali dalla data del DPCM che ordinava la chiusura di tutte le attività fino alla riapertura e riduzione fino al 31 dicembre 2020;
– Agevolazione e snellimento pratiche concessione suolo pubblico con nuove disponibilità di spazi
Cancellazione di tutte le fatture utenze con periodo dal 12 marzo 2020 fino a completa riapertura dell’attività;
– Misure di sostegno a fondo perduto da parte della Regione Puglia per la ripartenza delle attività;
– Investimenti da parte della Regione Puglia per rilanciare il territorio e la regione Puglia nel mondo;
– Comunicarci a più stretto giro le norme di sicurezza che dovremmo adottare per la nostra salute e quella dei nostri dipendenti;
– Tutela e supporto economico per le attività impossibilitate all’adeguamento del nuovo DPCM sicurezza per covid-19 (cucina o sala di metrature limitate) e quindi costrette a chiusura involontaria;
– Agevolazioni per nuove assunzioni
CIG al 100% fino alla riapertura totale dell’attività;
– Costi di locazione sospesi dal 12 marzo con possibilità per il proprietario mura della detrazione del 100% ed estendere la possibilità di sospendere i costi locazione anche per le attività in affitto di ramo d’azienda;
– Sospensione di mutui, leasing, prestiti senza ricalcolo di interessi per il periodo di lock
down e inizio pagamento dal 1 gennaio 2021;
– Misure di sostegno a fondo perduto garantito dallo stato al 100% alzando il tetto massimo a 100mila euro con rate da pagare dopo 24 mesi a tasso 0% in 10 anni, di cui il 50% a fondo perduto.