«Sul sito della Direzione Investigativa Antimafia è stata pubblicata la relazione al Ministro dell’Interno del primo semestre 2019 sulla attività di contrasto alla criminalità. Purtroppo nell’ambito della analisi del fenomeno della nostra Provincia, viene riportata anche la nota indagine denominata “Chiavi della città”. Questo procedimento giudiziario, che ha investito il sindaco della nostra città e quindi la città, deve essere valutato in questo momento nel rispetto del principio della presunzione di non colpevolezza, e tuttavia non può non avere ripercussioni dal punto di vista politico». Interviene così, in una nota, il candidato Sindaco di Trani Governo, Tommaso Laurora.

«È in gioco la visione della vita amministrativa, il modo di intendere la difesa del proprio territorio ed è giusto che la classe politica e i cittadini debbano operare delle valutazioni e delle scelte.

La relazione della D.I.A. riporta ” A dimostrazione dell’elevata specializzazione acquisita dalle cosche locali nella attività di riciclaggio, nell’ambito della operazione “Chiavi della Città” è stata ricostruita l’attività di un sodalizio i cui componenti sono stati ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, riciclaggio, anti riciclaggio, bancarotta, falso, appropriazione indebita, peculato e abuso di ufficio”, e ancora “L’indagine ha riguardato cospicue somme di denaro destinate al pagamento delle spese di gestione di un’associazione sportiva dilettantistica di Trani in cambio di favori per le società dell’imprenditore nelle procedure di affidamento di appalti indetti dal Comune”.

Queste dolorose righe restituiscono, all’esterno, un’immagine pessima della nostra splendida città. Un’immagine che potrebbe allontanare inesorabilmente investimenti di capitali sani e produttivi, potrebbe disincentivare il turismo, potrebbe insomma impattare in maniera assolutamente negativa sullo sviluppo futuro del nostro tessuto economico – sociale.

In termini politici quello che si può rilevare è una imperdonabile acquiescenza alle iniziative di soggetti esterni all’amministrazione e al territorio comunale, un Alto Tradimento nei confronti della nostra collettività.

In tutta onestà mi chiedo come possa essere possibile una partecipazione di Trani a Capitale della Cultura sulla base di questa informativa.

Cosa dirà Il Ministro dell’Interno al Ministro per i Beni Culturali quando si deciderà la città prescelta?

Io credo che ironizzerà sul criterio di conferimento del Titolo di Capitale della Cultura di cui al bando, art.5 punto c), in base al quale si andranno a privilegiare le città che presenteranno “forme di cofinanziamento da parte di soggetti privati e portatori di interesse sul territorio”.

C’è cofinanziamento e cofinanziamento. Noi vogliamo che la partecipazione al bando di Capitale della Cultura sia seria, sia basata su fatti concreti e su una realtà territoriale matura, per poter partecipare in modo degno. Noi non vogliamo che la partecipazione al bando ministeriale sia uno slogan elettorale, ovvero un modo subdolo per ottenere visibilità in senso positivo o per ricercare un perduto consenso. Noi vogliamo realmente che la città cresca, e si prepari a competere senza pregiudizi con le altre realtà italiane. Per questo proponiamo un cambiamento nel modo di fare politica, basato sui principi della Partecipazione e Condivisione, vissuti in modo permanente e parte integrante del processo decisionale in campo amministrativo.

Solo con la partecipazione e la condivisione, in contrapposizione con le scelte calate dall’alto degli ultimi anni, crescerà il livello di discussione, di attenzione sulle scelte, di confronto tra le menti, e, in generale, il livello di sensibilità del “vivere in collettività” necessario perché Trani diventi Capitale della Cultura prima per tutti Noi e poi per un bando ministeriale».