Per la Procura di Lecce è attendibile l’imprenditore Flavio D’Introno, ritenuto corruttore nell’inchiesta sulla “giustizia svenduta” nel Tribunale di Trani tra il 2014 e il 2018. Lo hanno ribadito i pm Roberta Licci e Alessandro Prontera nella lunga requisitoria del processo in abbreviato.

I pm hanno ritenuto invece utilitaristiche le dichiarazioni fornite dall’ex pm Antonio Savasta, che per questo non meriterebbe l’attenuante per la collaborazione fornita. Savasta fu arrestato con l’ex magistrato tranese Michele Nardi, con le accuse di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e materiale. I due sono accusati di aver garantito esiti processuali positivi in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore degli imprenditori coinvolti.

La requisitoria dei due pm ha coperto l’intera giornata dedicata essenzialmente a illustrare al gup Cinzia Vergine i riscontri delle dichiarazioni fornite nel corso dell’inchiesta da D’Introno. Le richieste di condanna saranno formulate nell’udienza fissata per il prossimo 31 gennaio. Ad aver fatto ricorso al rito abbreviato sono l’ex pm Antonio Savasta, detenuto ai domiciliari; il giudice Luigi Scimè, l’immobiliarista Luigi D’Agostino, e gli avvocati Giacomo Ragno e Ruggero Sfrecola. Mentre davanti al Tribunale in composizione collegiale compaiono l’ex gip Michele Nardi (ancora in carcere), l’avvocatessa barese Simona Cuomo; Gianluigi Patruno, titolare di una palestra; Savino Zagaria, ex cognato di Savasta; e l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, che è ancora detenuto in carcere.