È un’Italia dinamica, attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità e alla gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare attenzione alla depurazione e al contenimento dei consumi idrici. Sono esempi virtuosi nel nostro Paese Trento, Mantova, Bolzano, Pordenone e Parma, città in testa alla classifica di Ecosistema Urbano 2019, la ricerca di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia, presentata questa mattina a Mantova da Mirko Laurenti, responsabile di Ecosistema Urbano di Legambiente e Lorenzo Bono, di Ambiente Italia. (https://ecosistemi.legambiente.it/risultati/)

L’indagine nasce dall’analisi di oltre 30 mila dati, sulla base di 18 indicatori che hanno determinato la classifica finale del report patrocinato dal Comune di Mantova, dalla Commissione europea, dal ministero dell’Ambiente, da Anci e Agende 21 locali italiane, con il contributo di Ecomondo e Ideaplast. Ma il rapporto di Legambiente ha mostrato anche un’Italia che si muove in maniera disomogenea e che richiede da parte della Amministrazioni locali azioni e politiche attive che affrontino con la giusta determinazione le sfide ambientali in ambito locale e glocale.

La Puglia fa parte di questa parte disomogenea del Paese, in ritardo rispetto al resto dell’Italia. Nella classifica generale di Ecosistema Urbano, infatti, è Lecce la migliore delle pugliesi collocandosi al 66° posto, segue Brindisi al 78°, Taranto all’80°, Foggia al 86° posto e Bari all’87°. I dati delle città capoluogo della provincia di Bat non sono stati presi in considerazione perché incompleti e in alcuni casi non pervenuti.

«Rispetto all’anno precedente – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – le performance ambientali delle città capoluogo pugliesi restano stabili. Va sottolineata tuttavia una maggiore attenzione da parte delle Amministrazioni Comunali nel fornire dati più completi, un segno che valutiamo positivamente perché può costituire la premessa per un effettivo miglioramento dell’ecosistema urbano. È nelle città che si gioca la sfida cruciale dei cambiamenti climatici, dove si produce oltre la metà delle emissioni di gas serra. Occorre sollecitare le città a correggere in chiave ecologica l’edilizia e i rifiuti, i trasporti e l’industria, creando occupazione, green e circular economy, stimolando la domanda di prodotti eco-compatibili, di consumi sostenibili, lo sviluppo di filiere agroalimentari di qualità e a basso impatto ambientale. È importante per questo replicare le esperienze virtuose, ben sintetizzate in Ecosistema Urbano 2019, capaci di coinvolgere i cittadini con scelte coraggiose, idee di sviluppo e di evoluzione urbana».

A Lecce, la migliore delle città pugliesi, spicca un aumento considerevole della raccolta differenziata che passa dal 58,2% all’attuale 64,2%, superando di gran lungo la media nazionale del 54,3% e raggiungendo quasi l’obiettivo di legge, fissato nel 2012 del 65%. A questo, però, fa da contraltare un aumento del 2,7% dei rifiuti pro capite, passando da 499 a 513 kg/abitante, dato che va a incidere sull’opera di raccolta e smaltimento dei Comuni. La situazione di Brindisi, invece, resta sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente. Tutti gli indicatori a disposizione, restituiscono dati corrispondenti alla rilevazione del 2017. Taranto è tra le città pugliesi che più ha accelerato nella qualità dell’aria (Biossido di Azoto e Ozono) con un calo della concentrazione media di No2 da 27 a 10 ug/mc e soli 13 giorni di superamento della media di Ozono da 28 a 13 giorni. Meno positivi sono i dati di Pm10 nell’aria ottenuti con una produzione dello stabilimento siderurgico ex Ilva fortemente ridotta, di gran lunga inferiore a 5 milioni di tonnellate (con un dato del Pm10 che va comunque letto alla luce della maggiore patogenicità delle polveri di origine industriale), a fronte dei 6 contemplati dal piano industriale originario di Arcelor Mittal. A Foggia, sebbene migliori la qualità dell’aria con una concentrazione media di No2 che passa da 23 a 22 mg/mc e una concentrazione media di Pm10 che cala del 4,5%, cala però la raccolta differenziata del 7,8% (passando dal 26,6% al 24,5%) e aumenta drasticamente la dispersione idrica dovuta al cattivo funzionamento della rete, agli eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi, alla mancata fatturazione e non contabilizzazione come gratuita, ai furti e ai prelievi abusivi. Bari è fanalino di coda della Puglia. Positivi, innanzitutto, sono i dati riguardanti la concentrazione media di Biossido di Azoto (No2) (da 31,5 ug/mc a 29,8) e l’aumento della raccolta differenziata del 17,7% (dal 36,7% al 43,1%). Aumenta di poco la concentrazione media di Pm10 (si passa dal 23,75% al 24,3%).

Tutte le città, ad eccezione di Lecce, hanno avuto un peggioramento nell’uso efficiente del suolo. Il dato è composto dagli indici di consumo di suolo pro capite e la land use efficiency che valuta i cambiamenti in rapporto ai residenti. Al termine della presentazione del rapporto, sono state premiate le Buone Pratiche di Ecosistema Urbano 2019. Tra le 31 esperienze selezionate in tutta Italia, si evidenziano per la Puglia quella di Bari con MUVT, la neonata app per la mobilità del Comune di Bari per pagare con lo smartphone l’autobus, le strisce blu e i sistemi di sharing e Brindisi con Il progetto di riqualificazione del lungomare Regina Margherita.