Home breaking Inchiesta magistrati: scatta il controllo patrimoniale sulle proprietà di Savasta

Inchiesta magistrati: scatta il controllo patrimoniale sulle proprietà di Savasta

Nuovi particolari potrebbero emergere dall'indagine della Procura di Lecce

22 case e 12 terreni nella provincia di Bari, più altri 8 appartamenti intestati alla moglie. È il “tesoretto” immobiliare dell’ex magistrato della Procura di Trani, Antonio Savasta, arrestato il 14 gennaio scorso (assieme al collega Michele Nardi) con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Lecce.

A fare la conta delle proprietà dell’ex pubblico ministero è stata la Guardia di Finanza di Firenze nell’ambito di un’altra indagine e che ha acceso i riflettori sui diversi movimenti di denaro riconducibili all’ex pubblico ministero.

Nel mirino delle Fiamme Gialle sono finiti in particolare bonifici e versamenti sui conti di Savasta: da gennaio a marzo del 2018, ad esempio, avrebbe versato assegni per 81mila euro e ricevuto bonifici per oltre 21mila euro. Soldi che, in buona parte, arriverebbero dai redditi di locazione, in virtù degli investimenti immobiliari effettuati direttamente dal magistrato e anche dalla moglie.

Le indagini patrimoniali potrebbero far emergere nuovi particolari dall’inchiesta sulla giustizia svenduta nel Tribunale di Trani. Particolari come quelli rivelati dall’imprenditore Francesco Casillo, ascoltato nei giorni scorsi dalla Procura di Lecce e che avrebbe raccontato di aver pagato complessivamente 550mila euro per far uscire dal carcere due fratelli e una sorella, arrestati nel corso di un’indagine per alcuni terreni sequestrati per reati ambientali.

Lo stesso Casillo era finito in manette, nel 2006, nell’ambito di un’inchiesta condotta da Savasta (e che vedeva Nardi nelle vesti di pm che aveva convalidato l’arresto) per l’acquisto di un carico di grano proveniente dal Canada, ritenuto contaminato da sostanze tossiche. In merito a questo procedimento, Casillo avrebbe anche raccontato che il suo legale (su consiglio di Savasta) gli avrebbe suggerito di chiedere il patteggiamento, che avrebbe comportato per l’imprenditore solo una multa da 3mila euro. L’istanza venne poi rigettata dal Tribunale perché ritenuta incongrua, mentre il processo nei confronti di Casillo si concluse con la sua assoluzione da tutte le accuse.

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