C’era scritto su uno dei cancelli del più grande campo di concentramento della storia, “il lavoro rende liberi”: un messaggio beffardamente lanciato proprio dal luogo dei lavori forzati, della disumanità della condizione e della morte come unica possibile via d’uscita.
Più di settanta anni fa c’è chi, invece, ha creduto davvero in questo motto: i nostri partigiani hanno combattuto per liberare l’Italia e renderla una Repubblica democratica, dando la possibilità al Paese di scrivere ed approvare una Costituzione che avesse proprio nel primo articolo il richiamo al lavoro. Purtroppo, però, ancora oggi ci troviamo di fronte a tanta disoccupazione ed a una dilagante assenza di diritti.
Anche se, dobbiamo dirlo, grazie alla battaglia della Cgil, la situazione oggi è un po’ migliorata, almeno ora il lavoro non si compra più in tabaccheria con un voucher e le aziende hanno una nuova responsabilità. Con l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge su voucher e appalti, così come richiesto dai referendum promossi dalla Cgil, siamo di fronte ad un grande risultato che incassiamo dopo due anni di mobilitazione. In attesa delle decisioni della Cassazione sui due referendum del 28 maggio, restiamo convinti che serva ancora darsi da fare per riscrivere il diritto del lavoro in questo Paese, ecco perché la nostra mobilitazione non si conclude qui ma andrà avanti fino a che la Carta universale non sarà legge perché non c’è nessuna libertà senza il lavoro.