Antonio Procacci, esponente del movimento politico Trani#ACapo, torna a parlare del contratto di quartiere: «Era il 29 ottobre del 2015 quando abbiamo squarciato il velo di silenzio che avvolgeva, da anni, la vicenda dei crediti vantati dal Comune nei confronti di tre imprese che hanno costruito e venduto case nell’ambito del Contratto di Quartiere. Parliamo di 8 milioni di euro, non certo bruscolini. E a fare i conti non siamo stati noi, ma i dirigenti del Comune, in documenti che fino ad allora erano rimasti chiusi nelle stanze di Palazzo di Città. Hanno provato a dire che ci sbagliavamo, che non era così (lo hanno fatto, incautamente, anche alcuni consiglieri di maggioranza), ma poi, di fronte all’evidenza, non hanno potuto far altro che affrontare la situazione. Due imprese, Manna e Scaringi, che non hanno più da costruire, non ne hanno voluto sapere di pagare e l’amministrazione ha deciso di agire nei loro confronti. Attenzione, ha deciso di agire, ma non ha agito. Sono passati mesi e dell’incarico affidato a un legale barese per intraprendere l’azione nei confronti di queste imprese non si hanno notizie. Non ci risulta che finora sia stato fatto nulla. Signor Sindaco, perché? Eppure la situazione è estremamente chiara».

Procacci continua: «Per quanto riguarda la terza impresa, Graziano, che invece aveva ancora da costruire, il primo marzo scorso è stato firmato un accordo per la dilazione del pagamento degli oneri arretrati e ciò con vantaggio reciproco: quello dell’azienda in questione di ottenere una comoda rateizzazione e il permesso di costruire altri palazzi nel quartiere Sant’Angelo (seppure attraverso un’altra società, a cui nel frattempo ha ceduto il ramo d’impresa), quello del Comune di Trani di recuperare gli oneri senza dover agire in via giudiziaria. All’epoca, quando è stato raggiunto questo accordo, non abbiamo avuto nulla da ridire, perché abbiamo ritenuto che andasse incontro agli interessi della collettività. Ma non abbiamo smesso di seguire la vicenda, visto che di soldi, il primo marzo, non ne sono transitati nelle casse del Comune e la prima scadenza era prevista per il 30 giugno, con un versamento di 728.538 euro + 53.939,17 + 114.481,83. Bene, sapete cosa è successo? Entro il 30 giugno la società in questione, per sua stessa ammissione, ha versato solo 103.901 euro. Questo perché con lettere del 2/5/2016 e 30/6/2016 l’impresa ha posto in dubbio l’esattezza degli importi».

Prosegue: «Dal Comune nessuno si è preso la briga di rispondere e l’azienda, autonomamente, ha deciso di versare 103.901 euro anziché quanto pattuito. Questo nonostante nell’atto di dilazione l’impresa si impegnava a pagare “senza alcuna riserva o eccezione” i crediti vantati dal Comune di Trani, “definiti e riconosciuti” dalla società. E nonostante, soprattutto, il rilascio del permesso di costruire che era fondato sull’atto che era stato predisposto e sottoscritto. Atto che all’articolo 3, in caso di inadempimento, prevede la rescissione della convenzione con conseguente immediata revoca del permesso di costruire e “il diritto del Comune di esigere immediatamente e per l’intero tutto il credito vantato”, nei confronti di entrambe le società, la vecchia e la nuova».

E conclude esortando il Sindaco, Amedeo Bottaro: «Non abbiamo nulla contro le imprese Graziano, Manna e Scaringi e certamente non siamo noi quelli che vogliono bloccare l’edilizia in città. Di contro è nostro interesse e compito istituzionale tutelare i diritti dei cittadini di Trani e pertanto chiediamo al Sindaco, all’amministrazione comunale e ai dirigenti comunali di procedere senza indugio al recupero delle somme dovute, da tutti. Se gli imprenditori ritengono di avere ragioni, hanno tutto il diritto di intraprendere azioni giudiziarie nei confronti del Comune e, in particolare, di chi ha sbagliato i conti, ma intanto devono pagare. Sindaco Bottaro, ma lei è a conoscenza di questi fatti? E se sì, cosa intende fare?».