«Non una tragica fatalità ha determinato l’evento disastroso del 12 luglio 2016, ma la consapevole violazione delle norme volte alla tutela della sicurezza dell’esercizio ferroviario e quindi della incolumità di utenti, lavoratori e terzi». Lo ha scritto il gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, nel provvedimento con cui ieri ha disposto il rinvio a giudizio dei 18 imputati, dirigenti e dipendenti della società Ferrotramviaria e del Ministero dei Trasporti, accusati a vario titolo del disastro ferroviario avvenuto sulla tratta a binario unico con blocco telefonico Andria-Corato che causò la morte di 23 persone.

In un’ordinanza di 25 pagine, il gup ripercorre le ipotesi accusatorie, spiegando che «l’udienza preliminare non è un quarto grado di giudizio» ma «deve prendersi atto che in nessuno dei casi si è trattato di una imputazione azzardata ovvero scevra da un adeguato sostegno probatorio», rinviando comunque al giudice del dibattimento l’accertamento della fondatezza delle accuse. «Certo gli imputati non possono andare prosciolti – dice il gup – sull’assioma che nessun sistema di controllo è sicuro. Il processo tende ad accertare proprio questo: se si poteva evitare l’incidente e cosa si doveva fare per evitarlo».