Chiesto il proscioglimento per Enrico Maria Pasquini, Francesco Pistolato e per il capostazione di Corato, Alessio Porcelli. Leggermente diversa la posizione di Vito Piccarreta, capostazione di Andria, per cui era stata avanzata richiesta di patteggiamento a 4 anni, con pena ritenuta incongrua dalla Procura. La difesa del ferroviere, che avrebbe dato il via libera alla partenza del convoglio senza attendere l’arrivo dell’altro sullo stesso binario, ha chiesto l’approfondimento nel processo per verificare i gradi di responsabilità colposa o dolosa dei vari imputati. E’ la sintesi di circa due ore di dibattimento , ieri pomeriggio, nell’aula bunker del carcere di Trani dove si sta svolgendo l’udienza preliminare per lo scontro tra i due treni di Ferrotramviaria avvenuto il 12 luglio del 2016 sulla tratta a binario unico Andria-Corato di Ferrotramviaria con 23 morti e 51 feriti. E’ stato il turno, ieri, di 4 dei 18 imputati con i loro rispettivi difensori a ribattere le loro tesi.

In particolare, per il conte Pasquini, la difesa ha sostenuto che l’ex presidente e Amministratore Delegato, non aveva alcuna posizione di garanzia per poter intervenire nel 2016, ed evitare quanto accaduto, avendo dismesso ogni incarico già a fine 2013. Per Pistolato e Porcelli, invece, richiesta similare di proscioglimento per via della loro non responsabilità al momento dell’impatto. Le difese continueranno a discutere comunque il 13 e il 15 novembre, data in cui verrà fissato anche il processo in abbreviato per l’unica imputata che ha scelto il giudizio con rito alternativo. Ma è probabile che venga fissata almeno un’altra udienza per le eventuali repliche delle parti e la decisione del giudice.

Davanti al Gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, lo ricordiamo, sono imputati 18 tra dipendenti, dirigenti e vertici della Ferrotramviaria, ma anche responsabili del Ministero dei Trasporti e dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria; in più c’è anche la società Ferrotramviaria, in qualità di persona giudiridica. I reati contestati a vario titolo sono disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. La Ferrotramviaria, che gestisce la ex linea Bari Nord, risponde dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi da vertici e dirigenti. Parti civili nel procedimento, solo nei confronti delle 18 persone fisiche, sono la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia e le associazioni Acu e Anmil, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti. Mentre Ferrotramviaria e Ministero dei Trasporti sono stati ammessi come responsabili civili, cioè soggetti tenuti eventualmente a risarcire i danni.