Vanno dai 6 ai 15 anni di reclusione le pene richieste dal Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Giuseppe Maralfa, per i quattro imputati a processo per l’omicidio di Antonio Mastrodonato, avvenuto il 12 febbraio 2017, in via Superga, alla periferia di Trani. Si tratta di Giulio Vitolano, autore materiale del delitto (per il quale sono stati chiesti 15 anni e 4 mesi di carcere); 14 anni per quelli che sono stati ritenuti i suoi due complici, Alessandro Corda e Albi Duda; 6 anni infine per Alessandro Brescia, amico della vittima, accusato del tentato omicidio di Vitolano.

La richieste sono arrivate dopo oltre un’ora e mezza di requisitoria, nell’ambito del procedimento con rito abbreviato in corso di svolgimento presso il Tribunale del capoluogo. Il delitto, in base a quanto emerso durante le indagini, sarebbe maturato nell’ambito dei dissidi sorti tra due diversi gruppi criminali, in lotta per il controllo dei traffici illeciti sul territorio, (in particolare lo spaccio di droga). Mastrodonato venne inseguito fin sotto i portici fra via Superga e via Parini e poi freddato a colpi di calibro 9. Il suo amico, Alessandro Brescia, aveva cercato di fermare il killer, puntandogli contro una pistola giocattolo modificata, che però si era inceppata.

Un agguato avvenuto in pieno giorno, ricostruito anche grazie alle telecamere di sorveglianza, che ripresero anche il passaggio di una donna con un passaggino, poco distante dal luogo della sparatoria. Il movente, la vendetta, per quanto accaduto il giorno prima dell’omicidio, quando Mastrodonato aveva malmenato, in una sala giochi cittadina, Vitolano assieme al suo amico Alessandro Corda. Un affronto che, i due aggrediti, decisero di punire col sangue.

Due giorni dopo il fatto di sangue, l’assassino venne fermato e confessò di essere l’esecutore materiale del delitto. Il giovane ucciso era il figlio di Vincenzo Salvatore Mastrodonato, condannato ad otto anni ed otto mesi di reclusione per aver fatto parte della banda che sequestrò un corriere della droga (colpevole di aver perso merce e soldi) per darlo in pasto ai maiali in un casolare: la vittima si salvò appena in tempo, grazie all’arrivo dei carabinieri.