© Marco Merlini / Cgil Roma 18 gennaio 2016 Piazza dei Cinquecento Conferenza stampa del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso per presentare la Carta dei Diritti Universali del Lavoro, ovvero un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.

«Nei primi otto mesi dello scorso anno le denunce di infortuni sono state 20.812, circa 1.600 in più dello stesso periodo nel 2015». A denunciarlo è la Cgil Puglia con il Segretario Generale che parla di aumento di morti ed infortuni sul lavoro analizzando una serie di dati. «Lo abbiamo sempre denunciato e purtroppo sono i numeri a darci ragione – ha detto Pino Gesmundo – Nell’attacco ai diritti nell’estrema precarizzazione del lavoro si finisce in una spirale odiosa dove si abbattono salari ma anche misure di sicurezza».

«Il ricatto di un reddito a qualunque costo spinge ad accettare qualunque condizione di lavoro e a lucrare sono imprenditori senza scrupoli», dice ancora il segretario della CGIL Puglia. I dati, aggiornati ad agosto 2016 parlano chiaro: le denunce di infortuni salgono di circa 1.600 in più dello stesso periodo nel 2015. Il settore più colpito è quello dell’industria e servizi e un terzo delle denunce è in provincia di Bari. Tremila casi hanno riguardato ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Quanto agli infortuni mortali sono stati 49, e cioè tre in più del 2015.

«Chiediamo alle istituzioni e alle parti datoriali – afferma Gesmundo – di attivare percorsi comuni che evitino tragedie come quella recente di Francavilla Fontana, partendo dalla prevenzione. La Cgil ha un suo piano e chiediamo che possa essere condiviso. Di certo la giovanissima età di molte vittime di infortuni ci dice di come poco si investa invece sulla formazione del personale e di contro ancor meno sulle misure di sicurezza».

Rapporti di lavoro precario e saltuari espongono a maggior rischio, conclude Gesmundo. «Siamo certi che in questa casistica incida anche il boom dei voucher. Prendiamo per buono quanto affermato dall’Inail e cioè che in troppi casi la denuncia di infortunio coincide con l’attivazione del buono lavoro, a conferma di come venga utilizzato per coprire lavoro nero e lo si tiri fuori solo alla bisogna. Non è questo il lavoro che serve all’Italia e al Mezzogiorno per superare la fase recessiva. Serve un lavoro di qualità e sicuro. Per questo la Cgil sarà in questi mesi in campo per promuovere i due referendum popolari. Per Liberare il lavoro – per citare lo slogan della campagna – anche tara della scarsa sicurezza che per pochi euro di risparmio fa pagare sulla pelle di chi lavora un costo insostenibile».