I Carabinieri di Trani nella mattinata odierna hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo di un capannone sito nella zona industriale della città.

Il provvedimento, notificato al proprietario dell’immobile senza facoltà di utilizzo dei macchinari in esso contenuti, scaturisce da un controllo operato nell’ambito della campagna di contrasto dell’impiego di manodopera in violazione della normativa sul lavoro operato nel novembre scorso: unitamente allo Spesal di Trani ed alla Polizia Locale, i militari accertavano la presenza di una 30ina di cittadini provenienti da più distretti della Repubblica Popolare cinese, impiegati all’interno di un prefabbricato di diverse centinaia di metri quadri, all’interno del quale non solo prestavano attività lavorativa, ma, in condizioni di scarso igiene e costipati, addirittura vivevano. Eloquenti le immagini dei locali adibiti a refettorio, dormitorio e servizi igienici: carente la pulizia generale, disordine e rifiuti regnano sovrani, il tutto frammisto ad alimenti e persino a taniche contenenti materiale infiammabile.

Approfonditi accertamenti facevano inoltre emergere la variazione della destinazione d’uso di molti dei locali del capannone, che ad un esame della documentazione dovevano essere destinati all’uso commerciale ed invece sono stati tramutati in stanzoni, fatiscenti servizi igienici e caotiche sale mensa. Particolarmente accentuato il degrado delle aree adibite a dormitorio, spesso sprovviste persino di luce e di finestre, laddove le maestranze di nazionalità cinese dormivano su letti e materassi di fortuna, spesso poggiati sul pavimento tra cumuli di indumenti e materiali di varia natura.

La Procura della Repubblica di Trani, ufficio della Dott.sa Silvia Curione, avvalendosi della consulenza dei reparti operanti, ha ipotizzato molteplici violazioni al proprietario ed al locatario dell’immobile, entrambi tranesi ed al titolare d’impresa, quest’ultimo residente nel vicino Comune di Ruvo di Puglia, ma di nazionalità cinese. Le irregolarità per le quali sono indagati a piede libero attengono difatti a molteplici omissioni che incidono direttamente ed in maniera altamente pericolosa sulla sicurezza dei lavoratori e sulla qualità della vita e delle condizioni in cui prestano la loro opera (assenza di un medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, della valutazione dei rischi nonché inidoneità dei locali destinati all’uso dei dipendenti).

Al termine delle operazioni di constatazione dello stato attuale dei luoghi, i cittadini di nazionalità cinese, tutti regolarmente presenti sul territorio nazionale, sono stati invitati a lasciare la struttura, alla quale sono stati apposti i sigilli in attesa che il procedimento penale faccia il suo corso ed al fine di evitare ulteriori e ben più gravi conseguenze derivanti dalla prosecuzione dell’attività d’azienda.