Quando si parla di inquinamento, Trani, la «Perla del Mediterraneo», sembra quasi non essere coinvolta dal problema, nonostante numerose siano state le segnalazioni fatte, nel corso degli ultimi anni, parlando sempre più spesso di un problema grave che coinvolge naturalmente tutti. L’inquinamento in Puglia, nell’immaginario collettivo, sembra concentrato a Taranto, dove l’Ilva la fa da padrona. Tuttavia si può con certezza asserire, secondo gli ultimi rapporti dell’Arpa, che tutta la Puglia è coinvolta dal medesimo fenomeno: inquinamento ai massimi storici, emissioni di CO2 da primato, in alcuni casi diossina nel latte materno, incidenza in aumento di tumori.

Trani non fa eccezione e rientra appieno nel report dell’analisi delle zone pugliesi coinvolte del fenomeno dell’inquinamento.

Con l’aumento delle piogge è aumentata, in proporzione, la presenza di metalli nei campioni di acqua prelevati dai pozzi a servizio della discarica di Trani, chiusa ormai dal 4 settembre 2014. Segnalata una porzione di parete della discarica di Trani rotta da cui fuoriesce percolato con un oggettivo rischio di pericolo per la salute dei cittadini. Infatti, dal piano di caratterizzazione della discarica emergono valutazioni all’insegna della cautela, ma che giungono ad una conclusione: «Il rischio c’è».

Segnalata la «cava dei veleni» in contrada Profico, una cava-discarica abusiva da cui provengono le esalazioni scoperta, non molto tempo fa, dagli attivisti del Movimento 5 Stelle.

Le zone di Trani più periferiche sono abbandonate, vittime al contempo dell’incuria di cittadini e dell’amministrazione stessa. Basti ricordare che il quartiere popolare di Via Superga, ormai da venti giorni è senza acqua potabile, dopo la rimozione dei contatori da parte dei tecnici dell’Acquedotto pugliese a causa dell’ingente morosità in cui versavano le famiglie della zona.Tutto questo mette a rischio la salute di interi quartieri, con la proliferazione di virus e infezioni.

Non minore è il problema che si riversa sulla parte costiera dove sono state più volte segnalate le zone del Lungomare Mongelli e del Lido Marechiaro, che necessitano di un’assoluta messa in sicurezza onde evitare danni irreparabili con l’avvento della bella stagione. A settembre era stato siglato un accordo tra la provincia Bat e la Capitaneria di Porto, al fine di salvaguardare l’ambiente e ridurre al massimo l’inquinamento marino, ma di azioni concrete purtroppo nessun riscontro.

Quella della Puglia sembra ormai una realtà dicotomica: da un lato le distese incontaminate degli ulivi, il mare e le spiagge bianche degli spot pubblicitari per le vacanze, dall’altro invece, l’inquinamento delle industrie, la Xylella e l’incubo delle trivellazioni, che mette a rischio ettari di mare tra la zona del Gargano e il Salento.

E tra discariche abusive e una raccolta differenziata che non riesce a decollare resta un unico dato, certo e incondizionato, e cioè che l’inquinamento lede non solo la salute dei cittadini ma rischia di fiaccare l’immagine della nostra città che, seppur con estrema difficoltà, resta un centro d’arte e cultura, in grado di produrre ricchezza e favorire il turismo, garantendo all’economia della città di trovare la spinta per ripartire.